Hockey Night in Italy

NHLer alle Olimpiadi, Forse che sì, forse che no

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@ntowps62
view post Posted on 5/8/2009, 08:54




Riprendo quando scritto nella discussione OVECHKIN PER SOCHI 2014 per dedicare un apposito thread a questa tematica, anche perché mi sa tanto che da adesso in poi ci capiterà più volte di parlarne...

CITAZIONE (@ntowps62 @ 22/7/2009, 10:54)
CITAZIONE (Bando38 @ 12/7/2009, 14:52)
E' da parecchio tempo, forse già ai tempi di Torino, che si sente dire che probabilmente quella di Vancouver sarà l'ultima Olimpiade a cui parteciperanno i giocatori NHL. Alle franchige non piace far stancare e rischiare infortuni ai propri giocatori a metà stagione.
Vedremo, è da diverso tempo che non leggo più nulla sull'argomento, magari con l'avvicinarsi dei Giochi questo tema tornerà a galla.

Tratto da PUCK DADDY

Dal punto di vista della NHL la partecipazione dei suoi giocatori alle Olimpiadi non produce benefici tangibili, anzi ogni 4 anni causa il disagio di dover interrompere la stagione in corso. Per questo più di una persona in Nord America si interroga sul fatto che forse non sia il caso di tornare ai tempi in cui alle Olimpiadi veniva spedito un manipolo di collegiali promettenti che, a meno di un poco probabile "Miracle on ice", finiva in pasto ai professionisti delle formazioni straniere.

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Non è così facile come dire semplicemente 'Andiamo alle Olimpiadi'", spiega il commissario NHL Gary Bettman. "Dobbiamo sospendere la nostra stagione dai 15 ai 17 giorni, perdendo così parte di essa. Nessun altra lega fa una cosa del genere. Il baseball ad esempio non lo fa e non è più uno sport olimpico. Non sempre la partecipazione olimpica si rivela una buona esperienza e i benefici spesso non compensano gli investimenti fatti. Non penso che noi si goda del sufficiente credito e lo IOC tende a non capire le nostre difficoltà".

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E' quindi difficile affermare con certezza che nel futuro prossimo avremo Olimpiadi senza giocatori pro, basti pensare che i giocatori russi hanno già promesso di sollevare un polverone se nel 2014 non gli sarà permesso di giocare alle Olimpiadi di Sochi. Tuttavia, con il 30° anniversario del Miracle on ice americano che verrà celebrato in occasione di Vancouver 2010, è comprensibile che vi sia tutta una fetta di opinione pubblica che spinga per riportare in auge gli ideali di un'amatorialità "incorrotta" dal denaro.

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E giù a ricordare come nel 1960 un portiere del Minnesota chiamato Jack McCartan, che non aveva mai giocato tra i pro NHL, condusse la nazionale statunitense alla medaglia d'oro, alla faccia dei giocatori professionisti russi e canadesi. Una vittoria che per associazione di idee istantanea richiama l'impresa di Herb Brooks e dei suoi Mike Eruzione, Ken Morrow e Jim Craig di vent'anni dopo. Per la serie...chi ha bisogno dei pro?

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D'altro canto potrebbero essere i pro stessi ad avere bisogno delle Olimpiadi, per soddisfare sentimenti valorosi come il senso di appartenenza a una bandiera e lasciarsi pervadere dallo spirito olimpico che in quei giorni aleggia nell'aria. come uscire dall'impasse? Forse con la proposta di introdurre l'hockey ghiaccio tra le discipline delle Olimpiadi estive, sostenuta da svariati addetti ai lavori come il general manager dei Toronto Maple Leafs Brian Burke.



Spulciando i libri di storia sportiva si scopre infatti che l'hockey ghiaccio fece la sua prima apparizione olimpica proprio ai Giochi estivi del 1920 ad Antwerp in Belgio, e che venne spostato tra le discipline delle Olimpiadi Invernali soltanto 4 anni dopo a Chamonix in Francia. Se si adottasse questa soluzione la NHL non avrebbe più il problema di dover interrompere il campionato, né di dover rivedere il proprio calendario, inoltre tra la vittoria della Stanley Cup e il torneo olimpico passerebbe almeno un mese, così come un mese intercorrerebbe tra la fine delle Olimpiadi e l'inizio dei training camp di settembre.

La nazionale USA che prese parte alle Olimpiadi del 1920


Nell'ottica dei giocatori, essi non sarebbero più costretti a interrompere la loro stagione agonistica per competere in un torneo di alto livello concentrato in due settimane di fitto programma, magari con annesso spostamento di migliaia di chilometri dal Nord America. Il tutto per poi ritornare a casa e riprendere subito la stagione proprio nel suo punto più caldo, quando si cominciano a tirare le somme in vista dei playoffs e l'intensità del gioco si eleva notevolmente.

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Peccato che non si possano fare i conti senza l'oste, senza cioè quel Comitato Olimpico Internazionale (IOC) che non ha nessuna intenzione di avvallare un simile cambiamento, anche perché, esclusa l'Italia, nel resto del mondo le Olimpiadi Invernali sono soprattutto hockey. Inoltre le Olimpiadi estive sono già sufficientemente affollate di eventi da aggiungervene un altro tra l'altro nemmeno poco ingombrante. In conclusione la cosa migliore è lasciare le cose come stanno, con l'hockey nelle Olimpiadi Invernali e i giocatori pro che, nazione più nazione meno, continuano a parteciparvi. E' quello per cui sta già alacremente lavorando il presidente della IIHF Rene Fasel:

Mettere seduti allo stesso tavolo NHL, IIHF, NHLPA e IOC può da taluni essere considerata una sfida e da altri un incubo. Io la prendo come una sfida esaltante e lavoro giorno e notte per avere i giocatori NHL anche alle Olimpiadi di Sochi".

E aggiungo...

NHL sul piede di guerra

Via TWITTER il procuratore Allan Walsh rende pubblico il fatto che la National Hockey League ha diffuso un comunicato in cui ricorda che le sue franchigie non sono tenute ad onorare il contratto nel caso in cui un giocatore si infortuni durante un ritiro olimpico della propria nazionele.

 
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j.am
view post Posted on 20/8/2009, 10:54




Questo, se non specificato nel contratto, lo trovo giusto.
 
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@ntowps62
view post Posted on 6/6/2011, 11:30




Stanley Cup vs Oro olimpico

Un ulteriore contributo alla discussione sulla partecipazione o meno degli NHLer alle Olimpiadi può venire dalla riflessione sull'importanza che i giocatori attribuiscono al trofeo messo in palio. Secondo alcuni, infatti, ci sarebbe un modo piuttosto facile per determinare se uno sport sia all'altezza delle Olimpiadi o meno: chiedersi se per gli atleti la medaglia d'oro olimpica valga più di qualsiasi altro trofeo per il quale possano mai competere.

Una scelta sulla quale si innesta inevitabilmente la cultura sportiva del paese di provenienza, con quelli europei che, magari proprio perché non dispongono di un titolo per club prestigioso e universalmente ambito, attribuiscono tendenzialmente maggiore importanza alla medaglia olimpica, mentre il Nord America, che considera le proprie leghe maggiori un po' dei "campionati del mondo", subisce maggiormente il fascino dei trofei in essi messi in palio.

In linea teorica la differenza tra un trofeo per rappresentative nazionali e uno per club è tale da non renderli nemmeno paragonabili, perché ciò che si fa per la propria nazione dovrebbe essere il traguardo più grande. Sempre per sua stessa definizione. E infatti per certe discipline, ad esempio quelle dell'atletica leggera o lo sci, la risposta alla sopraccitata domanda appare quasi scontata. Ma nello specifico caso dell'hockey la scelta non è poi così immediata, anzi si profila un vero e proprio dilemma amletico: vincere l'oro olimpico rappresentando la propria nazione o alzare la Stanley Cup, il trofeo più ambito di questo sport?

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La domanda è stata recentemente posta ad alcuni giocatori dei Vancouver Canucks, che essendo impegnati nelle FINALI STANLEY CUP, sono forse al momento i più indicati a rispondere...

"Le Finali delle Olimpiadi e dei Mondiali sono le partite più importanti che uno possa giocare", ha risposto lo svedese Daniel Sedin, che ha vinto l'oro alle Olimpiadi di Torino 2006. "Però al tempo stesso quando giochi così a lungo, con gli stessi compagni di squadra, anche le Finali Stanley Cup sono le partite più importanti che uno possa mai giocare. Voglio dire, uno gioca 82 partite solo per poter accedere alla post-season, poi c'è tutta la lunga corsa dei playoffs per approdare alla serie finale. Di sicuro in quest'ottica sono le partite più importanti che uno possa giocare".

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"Ovviamente le Olimpiadi sono state una delle competizioni più importanti in cui possa aver mai giocato", ha detto Ryan Kesler, argento a Vancouver 2010 con il Team USA. "Però credo che le Finali Stanley Cup siano un qualcosa di ancora più grande. Per approdarci abbiamo lavorato duro tutto l'anno e per diverse stagioni e con i gemelli Sedin siamo fianco a fianco da 5 anni. Con Alex Burrows da più tempo ancora. Tutti gli anni lavoriamo per lo stesso obiettivo. Esserci finalmente arrivati e avere la chance di vincere è davvero qualcosa di speciale".

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Interessante, anche se meno fresco (del 2009), il pensiero del russo Alexander Ovechkin (Washington Capitals), che è nato in una nazione "pazza" per le Olimpiadi ma al tempo stesso è un grande fan della NHL:

"Le olimpiadi sono il mio sogno! Vero, non ho ancora alzato la Stanley Cup, ma è difficile comparare questi due tornei. Le Olimiadi si disputano solo ogni 4 anni e ci si partecipa per tenere alto il nome del proprio paese. D'altro canto è vero che in NHL sgobbiamo come somari durante la regular season. 82 partite a quei livelli non sono assolutamente uno scherzo. Per questo il mio obiettivo è di vincerli entrambi".

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Ad assumere una posizione finalmente chiara ed inequivocabile ci pensa il lettone Karlis Skrastins che, sempre nel 2009, dichiarava:

"E' una scelta di quelle difficili, ma rispondo la Stanley Cup. Molti atleti sognano l'oro olimpico, ma per un giocatore di hockey, solo forse per questi, è la Stanley Cup il trofeo più importante".

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Anche noi nel nostro piccolo avevamo contribuito alla discussione proponendo il dilemma ad ALEXANDER RADULOV sotto forma di botta-risposta e stranamente uno come lui che ha preferito abbandonare la NHL rispondeva a bruciapelo...

CITAZIONE (@ntowps62 @ 19/8/2010, 17:01) 
- Stanley Cup o medaglia d'oro alle olimpiadi? "Stanley Cup"

...e poco prima aveva detto:

CITAZIONE (@ntowps62 @ 19/8/2010, 17:01) 
Forse gli europei sentono le Olimpiadi più dei nordamericani?
"No, non penso. Penso che in Canada le Olimpiadi siano molto importanti, l'hockey sia molto importante e l'hanno dimostrato nell'ultima edizione".

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Un articolo del NEW YORK TIMES propone un approccio comparativo tra i due trofei strutturato su 5 livelli:

TEMPO
I playoffs NHL sono 2 mesi infernali. Vancouver o Boston potrebbero giocare fino a 25 partite nella post-season prima di vincere la Coppa e questo, ricordiamo, dopo averne disputate 82 di regualr season, mettendo sul piatto anche le amichevoli di pre-campionato. Si tratta delle partite più intense e fisiche a cui un hockeista si potrebbe mai sottoporre. Le Olimpiadi durano invece 2 settimane e contano circa 7 partite.

ABILITA'
Lasciate stare, le Olimpiadi qui vincono a mano bassa, perché siate sinceri...che chance avrebbe gente come Aaron Rome, Tanner Glass o Johnny Boychuk di essere nel roster per Sochi 2014? A ben vedere nessuna! Per andare alle Olimpiadi bisogna essere uno dei 20 migliori giocatori della propria nazione, e stiamo parlando di livelli che richiedono anni e anni di allenamento per essere raggiunti. Invece in NHL uno può vincere la Stanley Cup semplicemente grazie a un trade di metà stagione o una convocazione in prima squadra da un farm team.

OPPORTUNITA'
Se si è un buon giocatore in una buona squadra, si avranno dalle 10 alle 15 opportunità in carriera di vincere la Stanley Cup. E' anche vero che con 16 squadre su 30 che accedono ai playoffs non sono sempre le squadre migliori a partecipare alla post-season, soprattutto adesso che c'è molto movimento di mercato. Alle Olimpiadi si può invece giocare per una sola squadra: la propria nazione. E quante volte in carriera un giocatore può essere considerato uno dei migliori 20 giocatori della sua nazione per un evento che si disputa solo ogni 4 anni? Due? Tre? E se si vuole avere una chance di vincere l'oro olimpico, bisogna giocare per una di queste 5 nazioni: Canada, Rep. Ceca, Russia, Svezia e USA. Forse alcuni vorrebbero aggiungere alla lista la Finlandia e la Slovacchia, ma solo la prima ha vinto un oro in 90 anni di hockey olimpico.

Consideriamo il difensore dei Vancouver Canucks Jannik Hansen, che in Gara 1 delle Finali Stanley Cup ha giocato un terzo tempo spettacolare: sarà anche il miglior prodotto del vivaio danese, ma che chance ha di vincere un oro olimpico? Zero, anche perché la Danimarca non ha mai partecipato alle Olimpiadi. Quindi secondo voi, che cosa sogna di vincere Hansen? Lo stesso dicasi nei Boston Bruins per i tedeschi Christian Ehrhoff e Dennis Seidenberg.

HOCKEY GIOCATO
Le differenze tra una gara decisiva delle Finali Stanley Cup e la finale olimpica sono enormi. Le partite delle Olimpiadi sono tutte velocità, giocate intelligenti alla massima velocità, veloci capovolgimenti di fronte, rapidi movimenti di disco, insomma si tratta dell'hockey più finemente giocato. Ma, perché c'è un "ma" grande come una casa, le Finali Stanley Cup sono quella sorta di guerra che ha reso celebre questo sport e lo rappresenta al meglio nei suoi valori portanti. E' il culmine di una preparazione che inizia a settembre e viene mantenuta ai massimi livelli per 10 mesi. E' una battaglia che ogni anno fa i suoi feriti, una sorta di lotta alla resistenza dove solo il più forte vince.

CUORE VS DENARO
Alle Olimpiadi si va per la propria nazione, per il paese in cui si vive, nella maggior parte dei casi in cui si è nati e cresciuti e dove si "svernerà" dopo la carriera. La città del proprio club NHL è il luogo in cui si lavora e si viene pagati. Magari i tifosi sono stupendi, il contratto eccellente, ma alla fine della stagione...quanti Canucks o Bruins rimarranno a Vancouver o Boston per tutta l'estate e per tutta la vita?
 
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view post Posted on 20/7/2021, 08:33
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